Le recensioni

ELENA FERRANTE

LA FIGLIA OSCURA

Edizioni E/O - 139 pag. - 14.50 Euro

Per Elena Ferrante esiste già uno spazio nelle ‘recensioni’ per il suo libro ‘Amore molesto’, ma è giusto sottolineare quest’ultima riuscita storia della scrittrice di punta del panorama narrativo italiano.

Dopo la partenza delle figlie per il Canada dove vive il padre, Leda ridefinisce le geometrie delle proprie giornate: ‘cominciai a lavorare senza la scansione… delle loro necessita’; della sua vita: ‘cambiai in fretta, nei modi, nell’umore’. Nel periodo di vacanza scolastica raggiunge un anonimo e ameno villaggio marittimo, ma durante un rifornimento di carburante ‘mi venne improvvisamente ansia’. E’precisa la sensazione di ansia descritta nell’ultimo capoverso di pagina otto.

La vicinanza in spiaggia di Leda con un ‘vivace’gruppo famigliare napoletano rende inevitabile che si stabilisca un rapporto, soprattutto con Elena ‘la madre giovane… col suo corpo sottile…mi sembrò un’anomalia del gruppo…’. E’ il pretesto (l’incidente, per dirla con James) per raccontare sé stessa osservando le interazioni tra i componenti del gruppo. Leda estrae la sua vita come da un ‘file’ che la voleva tutta raccolta in un coacervo di pulsioni, felicità, amarezza, incapacità e soddisfazioni e la ‘decomprime’, stendendola nello spazio presente, troppo stretto per un’altra possibilità.

Il rapporto con le figlie è il perno su cui si snoda la storia. Intense le pagine in cui la protagonista narra l’esperienza dei suoi due parti, di come le due figlie le hanno modificato la vita, ‘costringendola’ ad accettarle. Leda si scopre invadente nella vita di Bianca e Marta, incapace di togliersi di mezzo al momento giusto, pur essendo fuggita da loro: ‘volevo che le mie figlie dipendessero soltanto da me… mi pareva persino di averle fatte da sola’, ma forse Leda fugge ancora oggi, intorpidita da quell’‘io,io,io…’ che l’ha sopraffatta, escludendola da gratificazioni e incoraggiamenti che sostengono le relazioni sociali.  Il gesto cattivo verso la piccola bimba di Elena – un crescendo di tensione narrativa fino all’ultimo doloroso confronto con la madre – è comprensibile solo se visto come bisogno ossessivo di avere un ostaggio cui fare riferimento.

La storia nel suo svolgersi frantuma quelle linee periferiche che cingono e controllano i nostri sentimenti  ‘ri-comprimendoli’ perché siano socialmente accettati.

L’ottima penna di Elena Ferrante chiama al confronto con una storia feroce e dal ritmo teso che non lascia spazio a nessun autocompiacimento o evoluzione barocca, fino all’ultima riga, che nella sua apparente semplicità, è  l’ultimo velo che Leda vorrebbe squarciare.

 

Marco Radessi