Le recensioni

SILVIA BALLESTRA

LA SECONDA DORA

RIZZOLI - PG 176 - 14,50 EURO

La seconda Dora. La seconda Silvia.

La cifra linguistica  che ha accompagnato finora Silvia Ballestra  sembra alle spalle e come ci si è appassionati a quella scrittura simile a frammenti di vetro da ingoiare, ora si accoglie questo nuovo registro pacato che narra questa storia intensa. 

 Quando compare nella storia, Dora è una maestra in pensione. Riceve l’invito alla cena di classe da una sua ex – allieva. Questo evento scuote gli equilibri, la geometria degli oggetti di casa, delle stanze e delle sue giornate divise tra telefonate alle figlie e catechismo ai bambini della parrocchia. Ballestra con la sua scrittura offre in questi tratti un riuscito e notevole esempio del suo cambio di registro narrativo, con il racconto di Dora nella sua casa – figura dalla quale sembra non voglia separarsi per affidarla ai ricordi.

Dora è figlia di padre ebreo e madre cristiana. Famiglia benestante, il padre stima Mussolini, ‘statista di prim’ordine’ che ‘non si alleerà mai coi lupi’, almeno fino all’approvazione delle leggi razziali. Emerge il racconto di questa adolescenza interrotta dalla guerra e dalla ‘conversione’, dal ‘respirare fascismo ovunque’,  dal rassegnarsi ai fatti del conflitto che ‘avevano smesso di esercitare qualunque interesse su di lei’: Dora non prenderà mai posizioni nette o di lotta contro il nazifascismo, neanche quando conoscerà e amerà il ‘socialisteggiante’ Emilio; una vita che paga caro ‘non raccontare niente di sé, e non parlava né del passato, né della guerra’, fino all’ultima telefonata, nella quale non trova ‘il varco giusto all’interno del monologo – conversazione’ con Alessandra   per raccontarle di sua sorella Romana. 

Dora riuscirà ad essere la seconda, rispetto a quell’adolescente vissuta quando l’Italia non aveva ancora sposato in toto le leggi naziste sulla razza? vivrà in ‘maniera interessante e allegra’, come prima del battesimo clandestino organizzato dalla madre per salvarla, quando le famiglie ebree anconetane formavano una bella comunità ?’ e ‘determinate avvisaglie non le (lei  e la sorella) avevano messe in allarme? 

            L’unico scopo della sua vita è stato l’insegnamento. Educare, portare fuori, permettere alle capacità  di esprimersi: è quanto ha sempre negato a sé stessa.

Alla fine del libro si sente l’eco di uno dei personaggi del racconto ‘Giovinezza in sedici stanze’: ‘oh, ma forse poteva andare solo così, ti dici. Perché quelli erano gli anni e voi eravate solo ospiti.’

p.s. Ci sono scorci in cui la scrittura e la storia pare prestino il fianco alla possibilità di trasformarsi in fiction o film. Per quanto apprezzo i libri di  Ballestra, spero che se proprio deve, caschi in mani buone che usino l’assenza di posizioni decise di Dora nei confronti di chi era fascista, la pattuglia di tedeschi che se ne va senza ‘far del male a nessuno’, per costruire la figura di Dora e basta e non bollire quel fastidioso brodo bi-partisan  (sic!) che mette tutti daccordo e fa bene solo all’audience. 

 

Marco Radessi