Le recensioni
LAURA PARIANI
MILANO E' UNA SELVA OSCURA
Einaudi - 177 pg - 19 euro
Dante è una ‘lingera’. Nelle tre ‘noticine finali’ Laura Pariani precisa che il personaggio è inventato: evapora l’ingenua sensazione di guardarci attorno camminando per Milano.
Lo incontriamo al momento della sveglia nel dormitorio di Bande Nere, tra altri ‘derelitti di una povertà in caduta libera’ e lo seguiremo nel suo epico sopravvivere a Milano tra l’inverno del ‘68 e l’autunno ’69.
Con la ‘borsa degli Avanzi’, abbandona in fretta quell’ ‘atmosfera di malora’ e si immette tra le vie, coi pensieri che ‘si sono ingroppati di nuovo’, come sui gradini della chiesa di San Simpliciano, dove lo lasciò sua madre nel 1899, dentro un cesto di vimini, per miseria.
Dante è un clochard perché non ha voluto piegare la testa. ‘Colpevole’ per tutta la vita, in questo paesone bauscia e molto arrogante (verso quelli come Dante) ‘che si scandalizza di ciò che non capisce, che si sente pulito e rimpiange i bordelli, che incoraggia le scappatelle scrocche, ma non perdona chi rompe le regole dell’ipocrisia’ .
‘Colpevole’ per aver esposto nella sua libreria ambulante ‘quattro giornaletti che mostravano qualche centimetro di pelle scoperta’; Dante che non mangia al refettorio della S.Vincenzo perché obbliga al segno della croce in cambio di pasto caldo. E’ un non-allineato, il manifesto degli anarchici. Non vuole confondersi del tutto con altri lingera.
Qualcosa lo ripara dalla miseria. E’ la cultura di cui si è nutrito già da bambino con la sua famiglia adottiva. Il diploma magistrale e la casa piena di libri. Dante ha la sua storia da raccontare, la parte più toccante del racconto: è il suo testamento a noi che leggiamo: “i miei pensieri li regalo alla me’ città, perché i milanesoni apprendano come anche nel più completo stato di abbandono un essere umano può camminare a testa alta e con allegria”.
Col suo passo strascicato e la punta dell’ombrello concentrata a infilzare il miracolo- mozzicone abbondante, perso tra rintuzzare e ricordare il suo passato, ci porta dentro una Milano da filmato di teca rai..
Recuperiamo modi di dire in dialetto, i quartietri popolari che in breve saranno sgombrati e trasformati in abitazioni esclusive. Una città di operai e studenti in sommossa e di movimenti ambigui, un terreno che qualcuno sta coltivando o avvelenando, una Milano che Dante non riconosce più : “come ci si sente scorbacchiati, quando tra la gente, ci rendiamo conto di essere i soli a ricordarci di qualcosa o di qualcuno” Con lui attraversiamo rioni e vie per trovar riparo dalla pioggia , o rimediare una minestra dal Girolamo Paraffina dove i riga-rossa gli hanno da poco buttato all’aria il locale perché lui è un anarchico e quando ‘non sanno che santo tirare in ballo abracadabra dal cilindro salta fuori l’anarchia’ ; o solo più per incontrare altri lingera e raccontarsela attorno a falò che ardono nei bidoni lungo i Navigli. Il tessuto di una città che solo grazie alla forza narrativa e la cura di Laura Pariani riesce a scivolarci dentro. Una Milano ostile, ad ascoltar Dante, scomparsa nella sua parte buona. E lui che gira e osserva, distingue la città che divide nettamente in ‘fratelli e nemici’. “Fratelli sono l’ombrellaio che lavora sotto i portici,…la Giuditta che gli cuciva gli orli dei pantaloni fin da quando lui era un giovanotto…sorelle sono le vecchie corti, la polleria Spreafico col suo cestello di uova posato su un marmo triste…Fratelli perché non corrotti dai tempi recenti. Fratelli perché continuano a darsi nella lealtà di chi non può essere diverso da ciò che è stato”. Nemici invece sono i germi che si stavano insediando con chilometri cubi di cemento: “il nuovo è brutto e volgare in questa sua frenesia di sfrollare tutte le care ricordanze”. Siamo lontani chilometri dalla dietrologia a buon mercato o dal si stava meglio una volta. Il racconto non è un’operazione nostalgia uno stacco a cogliere, a fine degli anni sessanta, questa città pronta a trasformarsi nella Milano da bere.
Pagine molto forti dal punto di vista emotivo ci conducono verso il finale. Nel suo ambulare, in quel giorno del dicembre 1969, il nostro arriva proprio nel cuore di Milano, dove “si incontrano tutte le strade che il Dante ha percorso nella sua vita camminante” e ‘Sua Maestà delle costoline secche’ non bara.
La narrazione di un’esistenza che ci lascia commossi e incazzati. La storia di un ‘colpevole’, diventato ‘lingera’ ‘per la sua condizione di dimissionario del vivere normale’. Ma è anche la storia di questo paesone europeo, delle sue trasformazioni e dei suoi buchi neri.
Marco Radessi