Le recensioni
BREECE D'J PANCAKE
TRILOBITI
ISBN ED. - 186 pag. - 13,00 Euro
Dopo questo, basta. Di Pancake non leggeremo pi? nulla. E fa rabbia. A meno che qualche parente riesumi un manoscritto o l?editor zelante di qualche rivista del West Virginia non scovi, sgombrando una vecchia cassettiera, una risma ormai un po' ingiallita sui bordi, con un?urgenza e una ricchezza narrativa che in pochi ci hanno regalato in questi ultimi anni. Pancake ci mostra la parte d?America dove ? vissuto, lontana da brividi finanziari, produzione cinematografica, campus universitari. Distante anni luce da Fifth Avenue, traffico e vetrine. I suoi racconti hanno come territorio citt? circondate da colline e strade statali che confinano con i boschi. I personaggi che animano questa terra sono minatori, meccanici, cacciatori, agricoltori, marinai sui traghetti, autisti di spazzaneve che non godono del conforto di un libro o un cinema e non si misurano dai soldi che spendono. Le loro lotte sono legate, per esempio a quanto pu? costare ad una famiglia uno sciopero per ottenere "un modo pi? facile per smuovere il carbone da quella miniera" Una vita che non ha sempre una casa come rifugio, ma un roulotte e quando i sentimenti si deteriorano, il protagonista si confronta con la natura, gli animali in particolare, che diventano capolinea di tutte le tensioni accumulate nella giornata. Una vera perla ? e non ? retorica ? la scena di caccia al cervo e si pu? cogliere fior da fiore in ogni racconto. Nei rapporti sociali spiccano ruggini e conflitti che dettano e sconvolgono i tempi del lavoro e del sentimento: Chester era pi? furbo di qualsiasi merdoso topo di fogna perch? Chester se ne era andato prima che la merda cominciasse a cadere (?) tutto quello che so di sicuro ? che Chester ha sfondato ed ? tornato indietro per farsi vedere; e che non l?ho mai odiato tanto negli anni in cui ? stato via come ho fatto in quelle due ore in cui ? tornato a casa. I racconti finiscono prima di dare la soluzione ? quando c?? ? confusa dalla foschia che plana dalle colline e non permette mai al sole di rischiarare la stanza ? nella realt? trasformata dalla scrittura sottile, ragionata, pesata di Pancake in un verosimile che stupisce, meraviglia ci appende alla storia stessa, apre una crepa profonda anche in chi legge e poi la ricuce, proprio come deve fare un grande che studia, pesa e sente, quasi come un sollievo, l?urgenza di raccontare. Ma sollievo da cosa? E le creature di Pancake lo conquistano, questo sollievo? Io credo che sia questo il principio attivo, il nerbo dei racconti. Rileggo quello che ho scritto mentre ripasso il vhs di un intervista a Pasolini: " (?) ho preso il Friuli per una specie di piacevole e nello stesso tempo tragico esilio, una specie di prigione (?) un luogo dove covare il dolore per la morte di mio fratello che era avvenuta un anno prima (?) (?) Il dolore che provo per la sua morte io non l?ho mai esaurito, perch? quando ? morto, per aiutare mia madre a superare questo momento, ho costretto me stesso a non pensarci, a essere come immune, illeso, essere abbastanza forte per sostenere mia madre. Quindi non l?ho mai smaltito, ce l?ho ancora dentro (?). Gin, il protagonista del primo racconto: sono nato qui e non ho mai voluto andarmene davvero. Ricordo gli occhi di papi morto che mi guardavano. Erano molto secchi e mi portarono via qualcosa. (p.13) Pancake entra in modo chirurgico nella memoria dei personaggi e recupera, come dal fondo di una valigia senza spiegazzare tutto il resto, il primo indumento riposto sotto tutti gli altri, che non si usa quasi mai. In questo e negli altri racconti, raccoglie l?attimo in cui la memoria del dolore insanabile riaffiora nella vita dei suoi personaggi. (quanta forza avrebbe tolto ?pap?? o quanto avrebbe appiattito) E? un?incrinatura che sospende l?azione del momento per un breve istante, il tempo di una scossa di terremoto e provoca una botta di anossia. Il meccanismo biochimico che scatena questo senso di paracadute che non si apre a Pancake non interessa ? per fortuna ? ma la sensazione che si prova nel leggere questa dozzina di racconti ? la stessa: un forte calore (per come sarebbe se) e, subito dopo, una glaciazione attorno al cuore che paralizza (per come tocca vivere, nonostante) Poi questa craquelure si richiude, o i personaggi la calpestano, riconquistati dall?urgenza delle loro urgenze quotidiane che paiono essere armi di difesa proprio contro il dolore principale che le ha interrotte. Nell?ultimo racconto, Hollis il figlio costretto a prendersi cura dei genitori ? chiaro col padre: "ho chiesto a lui (al fratello) e a Molly di prendervi e mi ha detto di no. Sono bloccato qui. Non posso farmi una vita?" e poi tornando dalla caccia allo scoiattolo: " dentro, sua madre era seduta nella piccola stanza sul retro, ascoltando con il marito musica tranquilla alla radio. And? verso Hollis, e lui vide nei suoi occhi una paura e una consapevolezza; e cap? che lei vedeva dove l?aveva trascinato la follia. Le porse gli scoiattoli puliti e scorticati che teneva nella borsa da caccia e and? a lavarsi le mani. Il risultato ? ci? che Pancake ci restituisce con questo libro: Un corto circuito: vita e morte esistono ma rifiutano di essere ?cos?? relative rispetto al tempo che trascorre e nulla pu? fermare quello che succede, neanche la morte stessa, perch? quello che ci ha portato via, ritorna e non ci permette di scappare, ma solo di allungare una fuga che pu? anche durare una vita. (?) Mi fermo davanti alla stazione dei pullman, guardo dentro le persone che aspettano e penso a tutti i posti in cui stanno per andare. Ma so che non riusciranno a scappare o che non sar? una sbornia che li tirer? fuori di l?, o che non sar? la morte a liberarli di tutto. E? sempre l?, basta che guardi qualcuno e ti danno un?occhiata come se fossero l?ira di Dio. Marco Radessi